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*Rispetto allo sguardo che in precedenza descriveva oggettivamente la realtà circostante, o che tentava di distillare una struttura spaziale giunta all’essenza, questo sguardo devasta il reale , se ne appropria e lo consuma, scongiurando qualsiasi idea di trasmissibilità dell’immagine e del suo significato. Un occhio che non contempla o interpreta – o che semplicemente tenta di riprodurre l’oggetto – ma che se ne appropria e lo consuma: non condivide il “bene”, ma lo divide, destrutturandolo e modificandolo, per “produrre il vuoto necessario ad accogliere il desiderio sempre rinnovato di un ‘altro’ oggetto di culto”…, di un’altra immagine .
Mario Ricci©AtelierTransito2016