L’Architetto Nuotatore_Progetto per la balneazione dei Navigli lombardi
Disegni non ne servono.
Forse una sola planimetria per un progetto invisibile.
Qualche sistema di protezione. Piccole piscine isolate da reti. Pedane, rampe. Non so che altro.
Cavi di sicurezza.
L’intera estensione del corso d’acqua a nostra disposizione.
Una pedana. Un trampolino. Una fune.
Solo alberi. Niente ombrelloni, teli, secchielli.
Come manciate d’utopia.
Ripulire mari, ricompattare i ghiacciai in giornata.
Abolire plastiche e idrocarburi per domani.
Che trovata. L’impegno ambientale. La mimetizzazione. L’evento alla moda.
Limitare l’impatto ambientale in ogni posto, per ogni cosa, per ogni persona. Nel finesettimana
Iniziamo col farci il bagno in un canale.
Iniziamo dal piccolo, invisibile e disperso.
Iniziamo dallo scheletro di un territorio.
Partiamo: dalla fiducia nell’acqua.
“L’architetto nuotatore risale il canale.
A farfalla, stile libero, e disteso sul dorso.
Poi ridiscende lentamente.
Solo qualche bracciata a rana. La testa a pelo d’acqua.
Erbe, legni, serpenti o leoni.
Si guarda attorno prima di tuffarsi di nuovo.
Un verde accecante.
Il cielo.
Nient’altro.
Vorrebbe, in questo preciso momento, che il senso della vita si risolvesse in quest’incessante entrare e uscire dall’acqua, di un canale disperso nella campagna, in un’estate rovente”.
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